La polenta è un antichissimo piatto a base di farina di cereali che, pur essendo diffusa prevalentemente al Centro
Nord può essere considerata a pieno titolo un’icona di Italianità: è infatti conosciuta nelle sue diverse varianti
pressoché sull'intero suolo italiano. A pennello calzerebbe il detto, modificato per l'occorrenza,
“regione che vai, polenta che trovi”; infatti a seconda delle zone in cui ci si sposta all'interno della nostra
penisola si possono gustare diverse e prelibate varianti di polente.
All'epoca dei Romani, la polenta era fatta con il farro, un cereale più grosso e duro del comune frumento, e non
offriva la consistenza della polenta di farina gialla; le antiche popolazioni Elleniche utilizzavano invece l'orzo.
La storia della polenta, comincia dunque prima dell’avvento del mais, perché si facevano polente con la farina
di altri semi, tra quelle che hanno preceduto la polenta di granoturco due sono state particolarmente importanti
nella nostra alimentazione: la polenta di grano saraceno e quella di sorgo.
Oggi, comunemente, la polenta si fa col mais, uno dei prodotti più importanti arrivati in Europa dopo la scoperta
dell’America: venne portato in Spagna da Cristoforo Colombo nel 1498. In Italia apparve attorno al 1550, e
cominciò ad essere coltivato in gran quantità nei cinquant’anni successivi.
Questo cibo ci rimanda alle nostre antichissime origini contadine e quindi al nostro passato; infatti é
radicato nella tradizione popolare per la sua economicità ed ha costituito a lungo l'alimento base
della dieta soprattutto in alcune regioni settentrionali, fra cui anche la nostra, dove salvò generazioni
dei nostri avi dalla fame.
In passato la polenta di granoturco risolse i molti problemi alimentari delle popolazioni povere, fino a quando,
nella metà del XVIII secolo, non apparve la pellagra, una malattia causata, si disse, dal continuo consumo di polenta.
Ci sono voluti decenni e si è dovuti arrivare al XIX secolo prima di capire che la pellagra era conseguenza di
una mancanza di vitamine e non della polenta. Infatti in passato purtroppo i poveri consumavano solo polenta,
perché poco costosa, senza l'aggiunta del companatico e la mancanza di proteine e grassi provocava appunto la pellagra.
D'altronde, a pensarci bene, qual è il cibo che può essere di per sé, unico, sufficiente, universale, se non integrato
con altri elementi e alimenti? Una semplice verità che già Maya ed Aztechi conoscevano bene: loro avevano fatto del mais la
base della loro alimentazione, ma vi univano quanto vi mancava. Oggi in epoca di conoscenze nutrizionali questa
limitazione nata dalla convinzione che la polenta sia povera dal punto di vista nutritivo, va corretta, perché
oggi e accertato che il mais come tutti i cereali, può fornire un buon apporto di proteine.
Quindi la più povera delle polente diventa un cibo straordinario e completo quando ad essa vengono
aggiunti i soliti semplici condimenti (ragù, salsiccie, fagioli, formaggio, ecc. ecc.), proprio quei condimenti
che la vecchia saggezza contadina usava ed usa ancora, realizzando piatti che accontentando i buongustai, contengono
proteine, carboidrati, grassi, sali minerali e qualche vitamina.
La polenta è diventata nel corso dei secoli un piatto tipico e tuttora, anche nella civiltà del benessere, continua
ad essere un piatto senza tramonto.
A Guglia la prima Sagra della Polenta si tenne nel lontano 1978: l'8 ottobre 1978 per l'esattezza.
Da allora questa Sagra, all'insegna del recupero delle vecchie tradizioni e gusti, diventò una costante degli
appuntamenti autunnali in appennino.
La sagra ha una storia di 30 edizioni durante le quali si sono avvicendati nella sua preparazione alcune generazioni
di volontari del paese divenendo anch'essa, come la polenta, patrimonio storico di Guiglia.
A grande richiesta, torna anche quest'anno e, il 22 Settembre 2018 dopo tutti i riti prepratori si riaccenderanno i fuochi sotto i paioli, si spolverano le "canelle" e si riparte con la Sagra della Polenta che, assieme alla Sagra del Borlengo rappresenta una
tradizione che si è consolidata nel tempo a Guiglia.