Dal punto più alto di Guiglia a Nord-Ovest lo scenario s’apre largo e magnifico. Da qui si può vedere Modena e distinguere in maniera molto nitida la
Ghirlandina.
Castelfranco, S. Giovanni in Persiceto, Nonantola ed altri grossi paesi sono sparsi qua e là ad interrompere la grande pianura. Il fiume
Panaro che lambisce Marano, Savignano e Vignola si snoda in basso, dapprima distintamente, per poi scomparire dalla vista con tracciato bianco simile ad una strada. Sul fondo come limite di un grande quadro, si scorgono in penombra le Alpi le cui vette altissime si confondono all’orizzonte.
Guiglia vista così merita veramente l’appellativo di “
balcone dell’Emilia”.
La chiesa del borgo dedicata a
S. Geminiano (patrono del paese) risale al 1474 con rifacimenti ottocenteschi. Al suo interno varie opere di arte religiosa: un dipinto di Madonna con Santi, copia del '600, un Correggio raffigurante la Madonna con S. Giorgio, Via Crucis del '700, terracotta di S. Geminiano del '600 e una
croce astile in argento del '500 attribuibile al Da Porto. Il campanile fu abbattuto nel 1950 a causa della sua scarsa stabilità. Successivamente venne costruito un nuovo campanile, purtroppo troppo diverso dallo stile della chiesa che, proprio per il fatto di non essere in armonia con il resto dell'architettura, venne demolito nel 2011. Nel 1935 venne inaugurata la cappella di Lourdes.
Nel punto più alto del paese si trova l’antico castello di Guiglia. Un castello preesistente, del quale si hanno ben poche notizie, fu distrutto da un violento incendio nel 1361. La ricostruzione durò circa 40 anni, per compiersi, pertanto, verso la fine del secolo XIV. A tale fase costruttiva è ascrivibile la torre attuale e l’ala orientale del castello, un tempo munita di ponte levatoio. Nel 1630, quando Guiglia fu infeudata ai Montecuccoli, il marchese Francesco avviò lavori di radicale trasformazione dell’antica rocca in sontuosa residenza nobiliare. Fu rimosso il ponte levatoio e chiusa la vecchia porta a oriente, furono ampliati gli appartamenti e creato un nuovo e prestigioso accesso, l’attuale, costituito da un alto portale sormontato da un timpano sostenuto da colonne, attraverso il quale si accede ad una loggia decorata da pregevoli stucchi. All’interno delle mura, nel 1632 per volontà del marchese Francesco Montecuccoli, fu dato inizio alla costruzione di un Convento con annessa Chiesa posto a lato del Castello. Scopo principale era quello di istituire scuole pubbliche per educare ed istruire i fanciulli di Guiglia; per questo lo si affidò ad una congregazione religiosa maschile la
Congregazione dei Chierici Regolari della Madre di Dio delle Scuole Pie, detti comunemente SCOLOPI (oggi la “sala degli SCOLOPI” è usata per il Consiglio Comunale e per varie attività amministrative, per conferenze, mostre, ecc).
Alla fine dell’800, estinti i Montecuccoli Laderchi, il castello fu messo all’asta ed in seguito adattato ad albergo. Il pregevole complesso, dopo travagliate vicende, è infine divenuto di proprietà comunale.
La torre del Pubblico, collocata davanti all'originario ingresso della rocca, (risalente presumibilmente al 1535), ha pianta quadrata, portale in cotto ad arco a strombo ed è sormontata dalla cella campanaria arretrata dotata di campana seicentesca. L'edificio attiguo sembra fosse la Casella in cui si svolgevano le adunanze della Comunità.
A Nord del castello subito sotto la pineta si trova l'oratorio della Madonnina. Verso il 1690, Ottavia Caprara, vedova del marchese
Giovanni Battista Montecuccoli iniziò la costruzione dell’oratorio, per dare più decorosa sede ed una miracolosa immagine della Madonna di San Luca allora collocata in un pilastrino presso la “ripa del campo superiore” del convento dei Carmelitani. I lavori furono ultimati solo nel 1715 dal figlio Raimondo e nel 1719 vi fu traslata l’immagine prodigiosa. L’ultimo dei Montecuccoli Laderchi, nel 1859 restaurò la cappella e la trasformò in tomba di famiglia, dove in seguito fu sepolto insieme ai genitori. La costruzione, di eleganti e ricercate forme architettoniche, presenta una piccola navata e tre absidi sormontate da una cupola conclusa da una piccola lanterna. Ai quattro angoli dell’edificio sono posti altrettanti vani adibiti a sagrestia e ripostigli.